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Alzheimer

Alzheimer e Psicogeriatria

Viviamo in un mondo che ci ha regalato agio e benessere e grazie alla innovazioni igienico-sanitarie abbiamo allungato la nostra aspettativa di vita fino a 80/90 anni. Dai 60 anni in poi però comincia un periodo definibile, che lo si voglia o no, come invecchiamento; cominciamo i primi “acciacchi” fisici e mentali, sta per arrivare l’età della pensione, i figli sono ormai indipendenti ed i nipoti (per chi li ha) o sono già grandi o se ne prende cura una baby-sitter. Accettare l’avanzare dell’età in un contesto simile....

non è facile e non è sempre, purtroppo, una storia a lieto fine; è facile incorrere in disturbi d’ansia e dell’umore, il più frequente di tutti è la depressione, fino al rischio di incappare in disturbi cognitivi (perdita di memoria, di attenzione, ecc).

Come prevenire o ritardare tutto questo?

Come affrontarlo in modo sereno e sano?

Ma soprattutto, è davvero possibile prevenire?

La risposta è si! Uno psicologo geriatra può accompagnare la persona anziana e la sua famiglia in questo umano ma difficile percorso; vediamo come nel dettaglio:

  • attraverso un sostegno e un’azione di coungeling psicologico andremo a lavorare (ove necessario) per affrontare e gestire le relazioni nocive all’interno della famiglia, dissapori, ecc; perché ricordate che nella vecchiaia TUTTO torna a galla; meglio quindi prevenire prima che ciò accada.

  • Rafforzeremo le sue capacità personali di gestire le emozioni e i momenti di difficoltà

  • Imparerà, attraverso tecniche di rilassamento e mindfulness, a riappropriarsi del suo vero Sé, dei suoi bisogni e dei suoi sogni

  • Scopriremo insieme quali sono le sue passioni e le sue abilità per rafforzarle e far si che diventino un’arma a suo favore, da usare contro la passività e il decadimento

  • Rafforzeremo le sue abilità cognitive (attenzione, memoria, ecc) attraverso training personalizzati

In oltre sopra i 70 anni è consigliabile effettuare un check-up di controllo per tutte le parti del nostro

corpo, perché non farlo per il nostro cervello? È possibile programmare (una volta l’anno, ogni 6 mesi o più spesso) delle valutazioni cognitive per monitorare l’andamento delle sue funzioni attraverso un’attività di screening, secondo le necessità di ognuno; si utilizzeranno a tal proposito apposite batterie di test neuropsicologici:

  • Mini Mental State Examination (MMSE)

  • Test dell’orologio

  • Token test

  • Montreal Cognitive Assessment (MoCA)

  • Test delle 15 parole di Rey

  • Test della figura di Rey

  • Ecc

Tutti questi trattamenti e valutazioni si propongono anche a coloro che hanno ricevuto diagnosi di demenza o sospettano un principio di patologia dementigena.

LE POSSIBILITA'....

In caso di:

  • Demenza già diagnosticata

  • Demenza sospetta (non c’è ancora una diagnosi ma si presentano dei sintomi caratteristici come ad esempio dimenticanze importanti, disorientamento spaziale e/o temporale, disturbi comportamentali, ecc)

  • Età superiore agli 80 anni

In aiuto ai trattamenti già in uso vi sono una gamma di trattamenti non farmacologici che si propongono di:

  • Attenuare i disturbi comportamentali

  • Mantenere la dignità e il benessere della persona

  • Ridurre l’ansia

  • Prevenire lo stadio della vita vegetativa

  • Ridurre la necessità dell’uso di farmaci tranquillanti e sedativi

  • Ridurre il senso di impotenza dei familiari e offrire un valido aiuto

A tal proposito si propone un metodo chiamato Validation elaborato tra il 1963 e il 1980 da Naomi Feil, laureata alla Columbia University e membro dell’Accademia degli Assistenti Sociali.

Alla base della teoria stanno i principi della psicologia comportamentale analitica ed umanistica; si tratta di un metodo di comunicazione con e per gli anziani disorientati, con disturbi dell’area cognitiva e comportamentale. Ha un proprio sistema di classificazione delle varie fasi di disorientamento e tecniche specifiche per interventi individuali e di gruppo. Il metodo non si propone di ricondurre il paziente alla realtà, bensì di entrare nel suo mondo sentendo profondamente ciò che lui sente nel difficile percorso della sua malattia. Parte dal presupposto che la realtà vissuta dall’anziano disorientato, seppur non sempre decifrabile agli occhi della mente, va accettata, condivisa e riconosciuta con gli occhi del cuore.

Come funziona?

Dopo un primo colloquio conoscitivo gratuito, seguiranno incontri individuali utilizzando la tecnica Validation, alla scoperta delle proprie emozioni in un rapporto unico di empatia e fiducia a cui anche i famigliari potranno approcciarsi.

 

PER I FAMILIARI....

Gestire un anziano disorientato con o senza una demenza diagnosticata, comporta difficoltà emotive, relazionali e assistenziali. C'è bisogno di un supporto non soltanto psicologico ma anche gestionale, che aiuti cioè la persona che se ne fa carico ad approcciarsi all'anziano nel migliore dei modi, cercando di adottare strumenti efficaci in ogni situazione.

Mi spiego meglio con un esempio: 

una signora di 60 anni, figlia di una signora di 89 con demenza Alzheimer, mi chiamò un giorno disperata perchè non riusciva a fare il bagno alla madre da settimane; mi raccontò che la madre cominciava ad agitarsi, urlare ed inveire contro di lei.

Dopo un primo colloquio ci siamo incontrate a casa loro e da subito ho notato degli elementi da migliorare e altri da enfatizzare:

- ben 2 specchi nel bagno (la signora spesso non si riconosceva allo specchio, affermando che ci fosse qualcuno che la stava guardando)

- pavimento in graniglie di marmo (estremamente disturbante per persone anziane con disturbi nella percezione della profondità)

- luce troppo soffusa che rendeva l'ambiente scuro e in penombra

- finestra molto luminosa coperta però da una tenda scura

Insieme abbiamo lavorato su ciò che si poteva migliorare (cambiare le lampadine, togliere lo specchio davanti alla vasca, cambiare la tenda) e ho invitato la signora a rendere più confortevole l'ambiente, ad esempio con un profumo d'ambiente. Lei stessa poi ha avuto la brillante idea di ripristinare un mobiletto da bagno antico appartenuto alla mamma della signora.

Con questi accorgimenti e lavorando sul momento precedente al bagno, la signora non ha più avuto problemi con la madre, riferendo poi quanto fosse diventato piacevole questo momento di vero e proprio benessere...per entrambe!

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